Demo: empören war gestern – Widerstand ist heute!

Auf zum antikapitalistischen Tanz!

Die rücksichtslose Ausbeutung der Ressourcen und die gezielte Unterdrückung von unzähligen Menschen weltweit. sind nicht Krankheit, sie sind das Lebenselixier des Kapitalismus. Sie stellen den Nährboden dar, der es überhaupt erst ermöglicht, maßlose Wachstumsraten und unermessliche Profitausschöpfung zu erreichen. Die Weltwirtschaftskrisen sind in dieser Logik folgerichtig und nichts weiter als ein regulierender Mechanismus. Die Wirtschaft und die Regierungen sind Teil dieses Systems und kämpfen vehement für dessen Fortbestand, ungeachtet der verheerenden Konsequenzen. Der nächste Kollaps ist vorprogrammiert. Empören ist da längst nicht mehr genug!

Empören war gestern, Widerstand ist heute
Eine Regierung ist Dienerin des Volkes und nicht umgekehrt. Als solche hat sie in erster Linie die Interessen der Gesamtbevölkerung zu vertreten. Vielleicht sollte in diesem Zusammenhang mal erwähnt werden, dass schlecht bezahlte Jobs und miese Arbeitsbedingungen trotz Rekordgewinnen, fehlender zahlbarer Wohnraum trotz Bauboom, Steuervergünstigungen für die selbsternannte Elite und der daraus resultierende Sozial- und Bildungsabbau nicht in unserem Interesse sind.

Tagtäglich wird uns vor Augen geführt, wessen Interessen wirklich vertreten werden und welche Abhängigkeiten durch die Neoliberalisierung der letzten Jahrzehnte entstanden sind. Zum Beispiel die Auslagerung der Produktion in Länder ohne arbeitsrechtliche Regelungen und Umweltschutzbestimmungen. Solche Drohgebärden der Konzerne gehören schon längst zum Standardrepertoire. Oder die gigantischen Summen öffentlicher Gelder, die in global agierende Finanzinstitute flossen. Als Folge davon erreicht der Krieg gegen den Sozialstaat eine neue Dimension und die Grundrechte aller werden zum Abschuss freigegeben. Während die Verursacher_innen von Leid und Armut weiterhin daran verdienen.

Die vorangetriebene Deregulierung des Marktes geht dabei einher mit der repressiven Überregulierung des öffentlichen Lebens. Ein Überwachungs- und Sicherheitsstaat wird installiert, welcher orwellsche Fantasien sprengt. Gleichzeitig findet eine Diskriminierung sozial benachteiligter Menschen statt. Flüchtlinge werden pauschal kriminalisiert. Menschen mit Migrationshintergrund werden diffamiert. Diese perfiden Hetzkampagnen produzieren bewusst Ängste, um uns gegeneinander aufzubringen. Wer sich gegen diese Entwicklung wehrt und die Missstände anprangert, wird ebenfalls diffamiert und kriminalisiert. Fakt ist, die politische Stabilität ist in Gefahr, je länger die Würde der Menschen mit Füssen getreten wird!

Individualisierung war gestern, Kollektivität ist heute
Es ist erschreckend, mit welcher Gleichgültigkeit die öffentliche Wahrnehmung dieser vernichtenden Entwicklung begegnet. Die Individualisierung im kapitalistischen Sinne hat zur absoluten Entsolidarisierung geführt und ist mitverantwortlich, dass weltweit Millionenvon Menschen vertrieben werden, dass Existenznot immense Flüchtlingsströme produziert, und dass die Prekarisierung derart widerstandslos immer mehr Menschen in den Abgrund zieht.

Was wir brauchen ist eine kollektive Wahrnehmung. Eine Wahrnehmung, dass wir als Teil der globalen Zusammenhänge eine Mitverantwortung tragen. Eine Wahrnehmung, dass ein konsumorientiertes Leben und eine stillschweigende Zustimmung die systematische Zerstörung der Lebensräume weltweit schürt. Eine Wahrnehmung, welche ein kollektives Bewusstsein fördert. Ein Bewusstsein, dass wir der Zersetzung der gesellschaftlichen Strukturen nur Einhalt gebieten können, wenn wir uns einmischen und uns kollektiv entgegenstellen. Ein Bewusstsein, aus dem ein selbstverständliches kollektives Handeln wächst. Ein Handeln, das eine Illegalisierung von Menschen nicht zulässt und eine uneingeschränkte Solidarität spürbar macht. Ein Handeln, das der Ausbeutung und Unterdrückung den Kampf erklärt.

Ohne diesem Selbstverständnis einer Kollektivität und einem solidarischen Handeln untereinander, wird es keine Veränderung geben. Hierfür braucht es auch die Bereitschaft, die konstruierten Unterschiede zu hinterfragen und die eigene Rolle im System selbstkritisch zu betrachten.
Kollektivität hat viele Gesichter. Vernetzen wir uns, finden wir Gemeinsamkeiten in der Unterschiedlichkeit, solidarisieren wir uns, organisieren wir uns selbst, unterstützen wir uns gegenseitig. Fordern wir die nachhaltige soziale Gerechtigkeit weltweit!
Für diese Forderung gehen wir am 5. Mai in Luzern auf die Strasse. Stehen wir auf und schreien wir es raus: Kein Morgen dem Kapitalismus! – Auf zum Antikapitalistischen Tanz!

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Tutti insieme al ballo anticapitalista!

Lo sfruttamento senza riguardo delle risorse naturali e l’oppressione mirata di popolazioni in tutto il mondo non sono il risultato di un capitalismo malato, bensì la sua ragion d’essere. Rappresentano il terreno fertile su cui ottenere smisurate quote di crescita e profitto. Le crisi economiche mondiali sono sotto quest’ottica logiche e nient’ altro che un meccanismo di regolazione. L’economia e i governi, facendo parte di questo sistema, lottano con veemenza per la sua sopravvivenza, incuranti delle devastanti conseguenze. Il prossimo collasso del sistema capitalista è prevedibile. Il solo indignarsi ormai non basta più!

Indignarsi ieri – resistenza oggi
Un governo deve essere al servizio del popolo e non viceversa. E come governo ha da rappresentare gli interessi di tutto il popolo. Non è assolutamente di nostro interesse che esistano posti di lavoro mal retribuiti e miserabili condizioni di lavoro nonostante guadagni da primato, che ci sia penuria di alloggi pagabili nonostante il boom delle costruzioni, che facilitazioni tributarie per le cosiddette elite portino allo smantellamento nell’assistenza sociale e nell’educazione.

Giorno per giorno possiamo notare quali sono gli interessi che sono effettivamente salvaguardati, e quali rapporti di dipendenza sono nati a causa della neoliberalizzazione degli ultimi decenni. Prendiamo come esempio lo spostamento della produzione verso paesi non aventi leggi protettive del lavoro e leggi per la tutela dell’ ambiente. Minacce di spostamento della produzione da parte di grandi consorzi fanno già da molto tempo parte del loro repertorio di argomentazione. O le enormi somme di denaro pubblico stanziate a favore di istituti finanziari internazionali. Come conseguenza la guerra condotta contro lo stato sociale ha raggiunto nuove dimensioni, mentre i diritti costituzionali sono messi allo sbaraglio. I responsabili di tutto ciò invece continuano ad approfittare delle sofferenze e della povertà altrui.

La deregolarizzazione dei mercati si combina con una regolarizzazione eccessiva della vita pubblica. Si va installando un ordinamento politico di sorveglianza e di sicurezza che va oltre le più spaventose fantasie di un George Orwell. Nello stesso momento ha luogo una discriminazione di persone socialmente svantaggiate. Profughi sono criminalizzati in blocco. Gruppi di migranti sono diffamati. Campagne diffamatorie di questo genere producono volutamente paure per mettere gli uni contro gli altri. Chi oppone resistenza e bolla gli abusi è a sua volta diffamato e criminalizzato. Più la dignità umana è calpestata, più la stabilità politica è in pericolo!

Individualismo ieri – collettivismo oggi
E inquietante vedere con quale indifferenza l’opinione pubblica tratti questi sviluppi distruttivi. L’individualismo in senso capitalista ha portato alla scomparsa di ogni senso di solidarietà ed è corresponsabile dell’esodo di milioni di persone in tutto il mondo, della povertà che produce fiumane di profughi e della continua precarizzazione che porta alla rovina di sempre più gente.

Quello di cui abbiamo bisogno è una percezione collettiva. Una percezione che, facendo parte del mondo intero, abbiamo delle responsabilità. Una percezione che un modo di vita basato sul consumo e su una tacita complicità porta alla rovina sistematica degli ambienti naturali in tutto il mondo. Una percezione che porti a una consapevolezza collettiva. Una percezione che possiamo metter fine alla distruzione delle strutture sociali solo intromettendoci collettivamente. Una percezione da cui possa nascere un’ovvia azione collettiva. Un’azione che non permette di spingere persone nell’illegalità e che fa sentire tutta la sua solidarietà incondizionata. Un’azione infine che lotta contro lo sfruttamento e l’oppressione.

Senza questo senso di collettività e senza un’azione solidale di tutti noi non ci sarà cambiamento. Per ciò dobbiamo essere pronti a mettere in discussione le cosiddette “differenze” e a fare autocritica in quanto al nostro ruolo nel sistema. La collettività è composta di molti aspetti. Uniamoci, cerchiamo cause comuni, siamo solidali, organizziamoci, sosteniamoci a vicenda! Esigiamo una giustizia sociale durevole in tutto il mondo!

Per queste rivendicazioni andiamo sulle strade e sulle piazze il 5 maggio a Lucerna. Alziamoci e gridiamo: Non c’è futuro per il capitalismo! Tutti insieme al ballo anticapitalista!

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